Spremere gocce di splendore dai giorni di pioggia

Chiunque ami leggere sa quale immenso piacere si ricavi da un giro in libreria. Vedere quelle pile ordinate di volumi, sapere che contengono esplorazioni di mondi, viaggi magnifici, riflessioni interessanti, arricchimenti di ogni genere, rende immensamente felici.

Piacere, che almeno personalmente è un po’ scemato dall’avvento social. Quasi ogni libro che si trovi in libreria ha già avuto una sua vetrina, una sua presentazione, qualche bookblogger stimato lo ha consigliato o demolito. E così almeno in parte il piacere della scoperta, lo scovare un libro la cui copertina attira subito l’attenzione, scorrere una trama che sembra volerti chiamare, un titolo particolarmente evocativo, pare venir meno.

Ma ogni tanto la magia si rinnova.

Un sabato pomeriggio di settembre a Verona, entro in libreria e comincio a curiosare tra gli scaffali e un titolo attira subito la mia attenzione La felicità nei giorni di pioggia di Imogen Clark. Che titolo penso. Lascio perdere, ho una già una valanga di libri da leggere, perché mai dovrei lasciarmi attrarre da un romanzo di cui non ho nemmeno sentito parlare. Esco. Entro in un’altra e quel libro continua a perseguitarmi. E’ ancora lì che mi invita con la sua costa gialla. Lo prendo in mano leggo la trama, inizio il primo capitolo e capisco che io quel libro devo assolutamente leggerlo. Ho sempre pensato che l’aforisma di Oscar Wilde “so resistere a tutto tranne che alle tentazioni” sia particolarmente azzeccato, almeno per me e soprattutto quando si tratta di lasciarsi tentare dall’ennesimo libro. E così esco con la mia copia nel sacchetto. Ci metto un mese circa prima di trovare il tempo per leggerlo, ma devo dire che una volta iniziato è stato difficile metterlo giù. Ho fatto una buona scelta? Il mio istinto mi ha portato il libro giusto?

Partiamo con ordine.

La felicità nei giorni di pioggia è un romanzo classico. Cosa voglio dire? Ha uno svolgimento regolare, c’è un prologo, poi la storia si sposta nel passato e racconta come siamo arrivati all’antefatto, infine la conclusione. Non ci sono salti tra passato e presente. Tutto viene raccontato, attraverso i punti di vista di vari personaggi, con ordine e i vari pezzi della storia vanno a mano a mano a posto in modo preciso. Ne esce una narrazione coinvolgente, anche se non originalissima.

Un romanzo su quanto siano importanti i legami, le amicizie e come spesso chi abbiamo conosciuto da giovane, rappresenti il punto di riferimento anche quando sono passati anni e vita.

Gli amici di vecchia data avevano qualcosa di speciale, un livello di comprensione che non riuscivi mai ad ottenere con le persone conosciute più tardi: la gente che incontravi quando stavi imparando a conoscere te stesso avevano un’immagine più sincera. Ti avevano visto quando non eri ancora del tutto formato, quando la corazza esteriore non si era ancora richiusa. Di conseguenza c’era meno spazio per la finzione. Amici come quelli non te l’avrebbero fatta passare con le storie che potevi raccontare di te a persone conosciute da poco. E anche se quel genere di trasparenza poteva farti paura, era anche bello frequentarli. Potevi saltare a piè pari tutti i convenevoli e andare dritto al nocciolo di qualunque argomento.

Sembra saperlo benissimo Angie, donna che ha fatto dell’essere controcorrente una regola, esperta di terapie olistiche, proprietaria, dopo anni precari, di un centro benessere ben avviato, che, consapevole di essere vicina alla morte, scrive una lettera ai suoi più cari amici perché siano guide per la figlia di diciotto anni che rimarrà sola. Angie sa che la figlia è maggiorenne, matura e capace di affrontare il futuro anche senza di lei, ma in qualche modo è altrettanto consapevole che quel percorso condiviso aiuterà non solo la figlia ma anche i suoi tutori a superare il lutto e a creare un legame speciale.

E così gli amici di sempre Maggie, Leon e Tiger, ognuno in ciò che sa fare meglio, accompagneranno Romany a prendere le decisioni migliori e a spiccare il volo. Accanto a loro l’unica vera sorpresa Hope, una conoscenza relativamente recente, che apparentemente non c’entra nulla con gli altri, ma che avrà invece un ruolo centrale, nel piano di Angie.

E così la pragmatica Maggie, il solido Leon e l’irrequieto Tiger si troveranno coinvolti nella vita di Romany, e ognuno di loro uscirà arricchito dal confronto, perché spesso quello che diamo è molto meno di quanto riceviamo nelle relazioni interpersonali.

Maggie che ha dedicato l’intera vita al lavoro e che fatica a riprendersi da una delusione proprio in campo professionale, troverà la forza per rimettersi in gioco e ripartire.

Leon timido e posato, che ha messo nel cassetto il suo enorme talento musicale, scoprirà il coraggio per affrontare un palcoscenico e far conoscere le sue doti.

E Tiger, il giramondo frivolo, sempre con uno zaino e mano e l’incapacità di mettere radici, capirà come una casa e un luogo in cui tornare possano arricchire la sua vita.

Ma lui aveva qualcosa che nessuno dei suoi altri amici aveva. Una specie di coraggio. Bisognava avere le palle per non avere un posto dove stare, nessun oggetto personale, per andare dove gli girava senza uno scopo, né un progetto. Lei non credeva che avrebbe potuto farlo… beh, senz’altro non un anno dopo l’alt reo. Le piaceva pensare di tenere gli orizzonti aperti ma alla fine della fiera i suoi sogni erano vincolati, come una mongolfiera, perciò non potevano fluttuare liberamente. Tiger era diverso. L’unica cosa che lo teneva ancorato era la gravità.

E tutti insieme aiuteranno Romany ad affrontare il lutto, la mancanza della madre e a fare le scelte giuste per il futuro.

Nel mezzo il racconto dell’incontro dei quattro amici, la loro strana convivenza, data anche dal diverso background e dal carattere di ognuno di loro, le decisioni prese, il modo in cui queste li hanno allontanati e poi riavvicinati e soprattutto l’importanza di Hope.

Come dicevo all’inizio uno di quei romanzi da cui è difficile staccarsi, coinvolgente ed emozionante.

Se devo fargli una critica, avrei preferito una narrazione meno lineare, una narrazione al presente con flashback nel passato, e soprattutto un maggior approfondimento di alcuni tratti caratteriali derivanti dalle famiglie d’origine che vengono solo accennati. Però a lettura terminata sono felice di essermi lasciata tentare e di aver conosciuto i protagonisti di questo romanzo.

«Tutti riescono a brillare quando il sole splende. Il segreto, figlia mia, è riuscire a spremere gocce di splendore dai giorni di pioggia.»

Come dice il titolo dobbiamo tutti imparare trovare il buono anche nei giorni peggiori, quelli che vorremmo cancellare, dimenticare, spazzare via, perché possono insegnarci qualcosa e restituirci il senso più vero dell’esistenza.

La felicità nei giorni di pioggia di Imogen Clark [Impossible to forget 2022] – Libreria pienogiorno (2025) – traduzione di Sara Puggioni – pag. 414

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