Nella testa del nostro amico a quattro zampe

Chi ha un cane, sa quale rapporto speciale e per certi veri indescrivibile, si instaura con quell’essere peloso ed ingombrante, che vive con te e per te. Credo sia impossibile trovare un umano che si perda negli occhi dell’essere amato con lo sguardo che racchiude tutta la dolcezza, la fiducia incondizionata e l’amore di un cane.

E chi vive con un cane, a volte si domanda che cosa passi per la testa del suo amico a quattro zampe, cosa pensi, cosa senta, se in qualche modo ragioni o giudichi i comportamenti a volte bizzarri ed incomprensibili del bipede che ha accanto e che invece si sente tanto superiore a lui.

L’arte di correre sotto la pioggia di Garth Stein ci dà la possibilità di entrare nella mente di un cane e vivere la storia dal suo punto di vista.

Enzo è un incrocio tra un labrador e un cane pastore, sogna di avere pollici opponibili, adora guardare la TV, soprattutto i documentari, e gli manca solo la parola. Vive con Denny, che l’ha scelto da un’ammucchiata di cuccioli, un ottimo meccanico, che in realtà è un pilota eccezionalmente dotato. Il suo nome è un omaggio a Enzo Ferrari, e grazie al suo padrone conosce tutti i modelli, le scuderie, i piloti, segue le stagioni automobilistiche, vede e rivede le registrazioni dei circuiti e delle corse, oltre ad avere un’ammirazione sconfinata per Ayrton Senna. Non per niente il sogno di Denny è diventare un asso del volante e il suo amico a quattro zampe non può far altro che appoggiarlo e fare il tifo per lui, nonché spingerlo a cogliere ogni occasione per mettersi alla prova. Anche l’arrivo di Eve, la donna di cui Denny si innamora, seppur all’inizio metta subbuglio nella vita perfetta dei due, si rivela poi una cosa buona, soprattutto con la nascita della piccola Zoe.

Tutta la vita della famiglia, le difficoltà, le assenze di Denny per partecipare alle corse, le incursioni non sempre benevole dei genitori di Eve, sono visti dallo sguardo interessato e disincantato di Enzo. Lui osserva gli umani e sente la paura, la rabbia, sa che ognuno ha dentro di sé una parte peggiore che non sempre riesce a controllare.

All’improvviso capii. La zebra. Non è qualcosa al di fuori di noi. La zebra è qualcosa dentro di noi. Le nostre paure. La nostra tendenza all’autodistruzione. La zebra è la parte peggiore di noi, quando affrontiamo i nostri momenti più cupi. Il demone siamo noi!

Enzo a suo modo è un cane filosofo. Sa che ognuno ha un suo scopo nella vita. Ogni anima ha un percorso, quando ha fatto quello che era previsto facesse e imparato quello che doveva imparare, è libera di andarsene, e, dopo aver compiuto il proprio ciclo, è pronta per reincarnarsi. E così vuole fare lui, dopo aver visto un documentario che parlava dei cani in Mongolia, vagare libero e poi… rinascere, uomo.

la sua anima è libera di vagare nel mondo che ci circonda. E’ libera di correre per il mondo, per i campi, di godersi la terra, il vento, i fiumi, la pioggia, il sole, il … […]

Garth Stein, appassionato di animali e di auto (e si vede dalla competenza con cui parla di corse, piloti, e stili di guida) scrive un romanzo, diventato un best seller e poi un film dal titolo Attraverso i miei occhi del 2019 con Milo Ventimiglia e Amanda Seyfried, appassionante e commovente.

Una storia semplice vista attraverso il punto di vista di un osservatore acuto e attento, che in più occasioni vorrebbe avere una voce e che per farsi capire è costretto a comunicare in modo eclatante ed esagerato. Eppure i pensieri e le riflessioni di Enzo non sono mai banali.

L’arte di correre sotto la pioggia coinvolge nel racconto doloroso di Denny, nella sua determinazione, nelle prove che la vita gli mette di fronte e nell’amicizia assoluta che gli offre il suo cane, divenuto appassionato di corse proprio come il padrone, che fa il tifo per lui e che gli impedisce di fare la scelta sbagliata, ricordandogli che non si deve mollare mai, anche quando il destino ti ha messo alla corde.

Il vero eroe è imperfetto. La vera prova per un campione non è riuscire a trionfare, ma piuttosto riuscire a superare gli ostacoli – meglio se creati da lui stesso – che gli impediscono di trionfare. Un eroe senza imperfezioni non interessa né al pubblico né all’universo, che, dopo tutto, si fonda su conflitto e opposizione, la forza irresistibile che incontra l’oggetto inamovibile.

Un libro triste, a tratti drammatico, ma che infonde anche tanta fiducia, ricordandoci che siamo noi gli artefici del nostro destino. Intenzionalmente o meno, siamo soltanto noi i responsabili dei nostri successi e dei nostri fallimenti.

L’arte di correre sotto la pioggia di Garth Stein [The Art of Racing in the Rain 2008] – Piemme (2019) -traduzione di Federica Merani – pag. 297

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