La porta delle stelle di Ingvild Rishoi è decisamente il romanzo del momento, impossibile aprire Instagram senza trovare almeno un post che lo riguardi, successo di vendite e critiche positive.
Ambientato in Norvegia durante il periodo natalizio, è la storia di Ronja e Melissa due sorelle che hanno imparato a cavarsela da sole, vista la presenza di un padre, con enormi problemi di alcool, che alterna momento di sobrietà in cui trova un lavoro e cerca di dare alle figlie una famiglia stabile a momenti in cui i suoi amici e La porta delle stelle, che, nonostante il nome onirico, è un locale dove si può comprare alcolici a prezzi bassi, sono l’unico interesse. Un uomo che sicuramente ama le sue figlie ma che ha una dipendenza che lo domina e lo rende schiavo.
«Il re Alcol è un padrone duro da servire.»
E Ronja voce narrante, in tutto il libro, alterna la vergogna e la rabbia per la situazione paterna e l’amore smisurato che comunque prova per lui. Ronja vorrebbe qualcosa di diverso per sé e la sorella e all’avvicinarsi del Natale come ogni bambino sogna un grande albero da addobbare, qualche regalo, una baita in mezzo alla neve con il camino acceso in cui trascorrere momenti felici con chi ama.
La narrazione alterna momenti scolastici, la recita per Santa Lucia, i dialoghi con il custode, i rapporti con i compagni, alla necessità per le sorelle di darsi da fare, di trovare un impiego che permetta loro di non mangiare solo latte e corn flakes, pagare le bollette, non trovarsi travolte dai debiti, con gli assistenti sociali alla porta.
E’ attraverso lo sguardo della bambina, che unisce disincanto ma anche capacità di cogliere bellezza e stupore nell’inaspettato, che il lettore sorride, si indigna, attende che la cruda realtà lasci il posto alla magia del Natale. Perché è grazie al potere dell’immaginazione che le brutture della realtà possono essere superate e tutto il bello dell’avvenire può emergere.
Poi arriverai sulla collina.
E lì vedrai lo steccato.
Lì c’è la baita, vedrai la luce alla finestra.
Critica sociale, alcolismo, minori allo sbaraglio, lavori sottopagati e il consumismo imperante si intrecciano ad incontri con estranei che possono rivelarsi meravigliosi e inaspettati.
Ingvild Rishoi sa dosare con maestria e delicatezza questi elementi e tratteggiare anche con pochi e semplici tocchi tutta la complessità dei personaggi che racconta.
Un libriccino di centocinquanta pagine, a metà tra il romanzo breve e il racconto lungo, che mescola registro fiabesco ad un linguaggio quotidiano dal registro “basso”, visto che la voce narrante è Ronja che a volte utilizza il parlare degli adulti un po’ stonato e fuori luogo in bocca alla piccola protagonista.
Un testo scorrevole, con un linguaggio semplice e sincopato anche per riprodurre al meglio il tono e la voce della ragazzina ed entrare così nel suo universo e nella sua testa.
Una storia fatta di toni sfumati e complessità, che si presta ad una lettura su più livelli, come il finale che i più ottimisti e sognatori vedranno aperto…
Una fiaba dolce amara che richiama anche piuttosto espressamente tanta letteratura nordica da Selma Lagerlof ad Andersen, ma che omaggia soprattutto Astrid Lindgren. E l’omaggio alla grande autrice svedese si vede non solo nella scelta del nome Ronja, come la protagonista dell’omonimo romanzo Ronja, la figlia del brigante, ma soprattutto in quella di scrivere una storia che riscalda il cuore ma subito dopo lo impietrisce. Perché l’autrice svedese non ha dato vita solo all’irriverente e piena di inventiva, Pippi Calzelunghe, o alle piccole combina guai come Lotta e Martina di Poggio di Giugno, sono suoi anche L’uccellino rosso e Greta Grintosa che hanno un’atmosfera ben diversa. Storie drammatiche, in cui la realtà pur essendo intrisa di magia rimane decisamente tragica. I bambini protagonisti, infatti, devono vedersela con la povertà, la fame, la malattia o la morte dei genitori. In tutti però è la fantasia ad aprire una porta verso un mondo migliore, magico che darà loro la soluzione ai problemi quotidiani. E lo stesso avviene in questo libro.
Ingvild Rishoi modernizza e rinverdisce i temi carichi a Lindgren regalandoci un romanzo sul potere dei sogni, sulla bellezza del vedere ciò che ci circonda con gli occhi della fantasia che ammanta tutto di magia, e donandoci così una storia dal sapore antico che lascia però l’amaro in bocca.
La porta delle stelle di Ingvild Rishoi [Stargate 2021] – traduzione di Maria Valeria D’Avino – Iperborea (2024) pag. 156