Con Maldoror Altranotte si conclude la trilogia di Philippe Lechermeier dedica ai “ragazzi della leggenda”.
E nella terza parte l’autore francese ci regala un’avventura a rotta di collo ancora più riuscita e convincente delle precedenti.
Abbiamo lasciato i nostri eroi pronti ad imbarcarsi sul Titanic e li ritroviamo negli Stati Uniti dove sono arrivati dopo aver scampato per un soffio e pura casualità all’affondamento del leggendario transatlantico. L’ufficio immigrazione li ha divisi e mentre Anja è accolta dalla ricca famiglia Mappelstorm, in attesa che arrivino a riprenderla i suoi genitori; Pjotr, Pepina e Cavolo si ritrovano a lavorare in un cantiere che sta edificando il grattacielo più alto di New York. Ma la pausa newyorchese durerà poco, dovranno ripartire alla ricerca del violino scampato miracolosamente al naufragio del Titanic insieme a Jorn e alla baronessa von Stumpf e cercare di capire come arrivare ad Altranotte per impedire che la Forza venga presa. Perché ormai è chiaro che il violino di Anja è la chiave per spalancare le porte di Maldoror ed entrare in possesso della Forza, un potere in grado addirittura di dominare il mondo.
I cinque giovani attraverseranno tutti gli Stati Uniti, perdendosi e ritrovandosi, vivendo avventure incredibili e mettendo più di una volta alla prova la loro amicizia e scoprendo che niente è più importante del legame che hanno creato.
In quest’ultimo libro i vari pezzi della leggenda che avevano imbevuto tutta la narrazione ed incuriosito non poco i lettori, vanno finalmente a posto. La splendida donna dal corpo ricoperto di tatuaggi è pronta a lasciare il testimone ai giovani che non vogliono impossessarsi della Forza, ma anzi vogliono in ogni modo impedire che si diffonda nel mondo.
Philippe Lechermeier, oltre all’aver saputo trasfondere perfettamente le atmosfere mitteleuropee, e far balenare scorci legati al periodo storico che racconta, riesce ad inserire qua e là personaggi e situazioni reali in modo trasversale: Anja che viene mandata in analisi da Sigmund Freud; Pjotr, Pepina e Cavolo che a Parigi lavorano per Georges Méliès alla creazione dei primi cortometraggi; la presenza incombente del Titanic; i primi velivoli; la terribile associazione del Ku Klux Klan…
Quello che mi ha più colpito, però, in questa appassionante trilogia è l’aver raccontato la creazione di un gruppo affiatato di giovani dotati di abilità particolari. Eppure l’autore non si sofferma più di tanto su queste abilità, l’elemento fantasy e la magia, ci sono, fanno parte dei personaggi, ma non vi è, più di tanto, necessità di spiegare da dove provengono. Perché è la narrazione concitata, il viaggio attraverso la Storia e la geografia (dall’Europa attraversato in lungo e in largo nei primi due libri, la narrazione si sposta negli Stati Uniti che vengono attraversati da est ad ovest), e con esso il legame speciale che si forma tra i cinque protagonisti ad essere centrale.
In questo ultimo volume dal ritmo sostenuto si susseguono snodi narrativi, luoghi, personaggi, in questa trilogia anche le figure marginali hanno un ruolo e uno spazio considerevole, e viene più volte sfiorato una sorta di metalinguaggio. La navigazione sul Mississipi a bordo di una zattera non ricorda forse le avventure di Tom Sawyer? In una sorta di passaggio del testimone di un altro incredibile romanzo di formazione?
E così giunge al termine questa trilogia complessa, piena di richiami, ricchissima di immagini, di elementi esoterici e magici come i tarocchi e le carte dell’indomani, di treni, aeroplani, viaggi, in cui vengono toccati temi complessi ed importanti legati ai conflitti razziali (tra le pagine fa capolino anche il KKK) alle tensioni sociali, ma che esamina anche il senso di appartenenza, l’amore, il tradimento. In cui i personaggi sono davvero ricchi di sfaccettature, mai unidimensionali: vi sono adulti spesso ottusi ed egoisti, e cattivi davvero cattivi cattivi, ma anche cattivi che lo sono per motivi non così scontati, che non hanno avuto altra possibilità nella vita e vorrebbero davvero una via d’uscita e anche i protagonisti sono mostrati in tutte le loro debolezze e fragilità.
Un romanzo per ragazzi che però ha appassionato e tenuto incollata alla pagina anche me, volevo vedere come se la sarebbero cavata, in quale modo le strade dei protagonisti si sarebbero ricongiunte e come la leggenda del fiore d’oro di Maldoror avrebbe trovato compimento.
Se avete voglia di partire per un viaggio avventuroso e pieno di colpi di scena con personaggi indimenticabili, dove si intrecciano fantasy, mistery, storia di formazione e d’amicizia, questa saga fa al caso vostro.
Maldoror. Altranotte di Philippe Lechermeier – L’ippocampo (2024) – Traduzione di Fabrizio Ascari – pag. 368